DONNA, VITA, LIBERTÀ

25 novembre – protesta con ROSA nella giornata internazionale per l’eliminazione della violenza di genere!

Mobilitazione a Roma contro le violenze di genere organizzata da “Non Una Di Meno” (26/11/2022)

Dichiarazione dell’Alternativa Socialista Internazionale e della campagna femminista socialista internazionale ROSA (Resistenza contro l’Oppressione, il Sessismo e l’Austerità)

“Donna, vita, libertà”: è questo il principale slogan che le masse in Iran hanno gridato per le strade dopo la brutale uccisione della 22enne Jina (Mahsa) Amini. Dal Kurdistan all’Azerbaigian, dal Sistan e Baluchistan al Khuzestan, questo movimento ha scosso l’intero Paese e non solo. Le proteste scatenate dal femminicidio di Stato si sono immediatamente trasformate in una coraggiosa rivolta rivoluzionaria contro l’intero regime iraniano, affrontando la questione del femminicidio e della violenza di Stato, nonché l’intero sistema che opprime le donne, il popolo curdo e altre minoranze, i giovani e i lavoratori. 

La vita di Jina è stata presa dalla cosiddetta “polizia della moralità” in Iran, una forza che è un simbolo del controllo quotidiano sul corpo delle donne, degli arresti, delle molestie e delle violenze che le masse non accettano più. I codici di abbigliamento oppressivi, i crescenti attacchi alle donne e alla comunità LGBTQI+ in Iran, ad esempio la recente condanna a morte di due noti attivistə LGBTQI+, sono stati un pilastro fondamentale del potere del regime. La lotta unitaria che si è sviluppata da settembre nei diversi ambiti della società iraniana – nelle scuole, nei luoghi di lavoro, nei quartieri, nelle strade, nelle case – sta colpendo al cuore il sistema. Queste donne hanno ispirato anche strati più ampi della classe lavoratrice a sollevarsi: in una dichiarazione pubblicata dai lavoratori dello zuccherificio in Iran si legge che:

“Ragazze del Sole e della rivoluzione; nel giorno della vittoria, il mondo intero si toglierà il cappello davanti a voi – avete dato a tutti una lezione sollevandovi e resistendo”.

Il movimento rivoluzionario in Iran dimostra ancora una volta quanto la misoginia, la violenza e il sessismo siano profondamente legati alla violenza di Stato, alla repressione e all’intero sistema capitalista. Il fatto che questo movimento stia intraprendendo la lotta contro una delle dittature più oppressive e repressive del mondo dimostra il coraggio indomabile di un’intera generazione. Le donne e le ragazze afghane hanno protestato fin dal primo momento contro il regime talebano e di recente, ispirate dal movimento in Iran, sono scese nuovamente in piazza dopo l’orribile attentato dinamitardo contro gli studenti Hazara. 

Questo movimento è un esempio, è di grande ispirazione per la solidarietà tra gli oppressi. “Donna, vita, libertà” riflette la lotta di tutto il mondo contro il femminicidio e la violenza di genere che abbiamo già visto in molti Paesi negli ultimi anni. Mostra come le rivolte, innescate da una scintilla, un esempio estremo dell’oppressione e della violenza quotidiana che le donne e le persone LGBTQI+ devono affrontare, si trasformino rapidamente in un movimento radicale che sfida le dittature brutali e, fino a un certo punto, l’intero sistema. Le donne, le ragazze, i lavoratori e i giovani eroi ed eroine dell’Iran ci mostrano la strada per la nostra lotta contro la violenza e l’oppressione.

La solidarietà internazionale è stata una caratteristica fondamentale dei movimenti femministi e di altri movimenti negli ultimi anni: riflette lo stato d’animo secondo cui un attacco contro uno è un attacco contro tutti. Da “MeToo” a Black Lives Matter (BLM) e Ni una Menos (Non Una di Meno): alla violenza quotidiana si è risposto con l’azione militante e la solidarietà. A luglio abbiamo assistito a una giornata di azione transfrontaliera in Medio Oriente e Nord Africa contro il femminicidio. Dobbiamo portare avanti questo tipo di movimenti contro la violenza di genere e di Stato per costruire un movimento femminista socialista internazionale contro ogni forma di oppressione e sfruttamento. Dobbiamo trasformare la giornata di quest’anno per l’eliminazione della violenza di genere in una giornata di azione di massa contro gli attacchi ai nostri diritti, l’aumento della violenza, della guerra e dell’imperialismo, la crisi del carovita e l’orrore capitalista che subiamo. 

L’aumento della violenza di genere e il ruolo dello Stato 

Dall’inizio della rivolta in Iran, centinaia di persone sono state uccise e arrestate dalle forze di sicurezza. L’età media dei manifestanti arrestati è di 15 anni. Giovani studenti sono stati aggrediti dalla polizia nelle loro aule. Gli studenti universitari sono “scomparsi” e le forze dell’ordine hanno usato violenze brutali e stupri per piegare il movimento e le donne. Ma nemmeno questa massiccia repressione e la violenza dello Stato sono riuscite a fermare il movimento.

Come già documentato durante i recenti moti rivoluzionari, dal Cile al Sudan, è diventato molto chiaro come la violenza e lo stupro siano usati consapevolmente dalla classe dirigente e dallo Stato. La violenza di Stato e il femminicidio aumentano quando la classe dirigente teme una rivoluzione. Le dittature come il regime iraniano sono il riflesso più chiaro dell’interconnessione tra lo Stato capitalista e la violenza interpersonale e di genere. Ma possiamo vedere questa interconnessione ovunque: Lo Stato è complice nell’opprimere e violentare le donne e le persone LGBTQI+ in molti modi diversi. Per molte persone è diventato chiaro che, in un sistema in cui lo Stato è un vero e proprio carnefice, non potremo mai avere una piena uguaglianza e porre fine alla violenza di genere.

Si tratta della colpevolizzazione quotidiana delle vittime e lo “slutshaming” da parte degli agenti di polizia e dei tribunali. Si tratta dei profondi legami dello Stato con le istituzioni religiose, siano esse la Chiesa cattolica o gli ayatollah, e della promozione consapevole di una misoginia e di un sessismo profondamente radicati. Si tratta dell’intero apparato statale che protegge la ricchezza e la proprietà di una piccola minoranza di super-ricchi piuttosto che le vite e i diritti di tutti noi. Lo Stato capitalista è uno strumento della classe dominante, non è un’istituzione neutrale. È intrinsecamente costruito per difendere lo status quo. Questo è diventato chiarissimo durante la rivolta di BLM e attraverso alcuni dei casi più scioccanti di femminicidio, come l’omicidio di Sarah Everard per mano di un agente di polizia.

Sebbene questi siano alcuni degli esempi più estremi di violenza di genere, sappiamo che la maggior parte dei casi di femminicidio e di violenza avviene nell’ambiente domestico – ulteriormente aumentati durante la pandemia e ora la crisi economica. La violenza contro le donne non è solo fisica, spesso sono state sottoposte a un lungo periodo di comportamenti coercitivi, che si manifestano anche con la violenza psicologica e, ad esempio, con la perdita del controllo sulle proprie finanze. 

Gli abusi e la violenza contro le donne fanno parte del mantenimento dello squilibrio di potere tra uomini e donne, così come il controllo sul corpo delle donne. Lo Stato nella società capitalista non ha alcun interesse a contrastare questo fenomeno; al contrario, la divisione tra donne e uomini che lavorano è una pietra miliare del sistema. 

Allo stesso tempo, i tagli ai servizi, ai rifugi, alla sanità e all’istruzione hanno ulteriormente aumentato la dipendenza economica delle donne. Isolate pericolosamente nelle case, le donne, le ragazze e le persone LGBTQIA+, per esempio, perdono sempre più spesso i mezzi per lasciare un partner violento, la famiglia, ecc. Le molteplici crisi create dal sistema capitalista – dalle devastanti inondazioni in Pakistan alla crisi energetica – colpiscono ancora più duramente i più oppressi e aumentano ogni forma di violenza. 

Offensiva dell’estrema destra e della classe dirigente – Aborto e diritti LGBTQIA+ sotto attacco

Un’altra forma di violenza di Stato sono i pericolosi attacchi all’autonomia corporea e ad alcuni dei nostri diritti più basilari. L’attacco a Roe V. Wade è stato un punto di svolta quest’anno: uno stato dopo l’altro negli Stati Uniti sta introducendo divieti sull’aborto, minacciando la vita di milioni di donne e di persone incinte. 

Questa offensiva di destra ha ispirato l’estrema destra e i cinici “pro life” di tutto il mondo, dall’Ungheria, all’Italia, alla Germania e all’Austria. Questi attacchi vanno di pari passo con quelli contro la comunità LGBTQIA+ e in particolare contro le persone trans. La classe dominante è consapevole che la crescente fiducia in se stessi e la radicalizzazione delle giovani donne e della comunità queer rappresentano una minaccia per le loro rigide norme di genere e per la famiglia nucleare di cui il sistema ha bisogno per opprimere e sfruttare non solo le donne ma l’intera classe lavoratrice. 

In questo senso, questi attacchi sono anche un’offensiva ideologica contro il nascente movimento femminista in tutto il mondo. L’ipocrisia dell’estrema destra, che parla di “pro life” mentre vota contro l’intervento dello Stato per risolvere la crisi del latte artificiale negli Stati Uniti o è responsabile dell’uccisione dei migranti alle frontiere europee, è utile al sistema capitalista. Queste ideologie portano a violenze estreme e omicidi – dall’attacco al movimento MeToo nel processo tra Johnny Depp e Amber Heard al pericoloso impatto di figure come Andrew Tate. Il 12 ottobre, un diciannovenne ha attaccato un bar LGBTQIA+ a Bratislava uccidendo due uomini. Prima dell’attacco, l’autore aveva pubblicato un manifesto di estrema destra e anti-queer. Gli attacchi che abbiamo visto anche a Oslo, in Colorado e in occasione di diversi Pride quest’anno sono un’escalation dell’oppressione che le persone queer subiscono ogni giorno.

Si tratta di controllare le nostre vite e i nostri corpi. Gli attacchi al diritto all’ aborto in Cina ne sono un chiaro esempio, con la loro svolta radicale dalla politica del figlio unico alle restrizioni sull’aborto. È chiaro che questi attacchi si inseriscono nel contesto di guerre e crisi imperialiste crescenti, per controllare quando e se mettere al mondo dei figli. I divieti di aborto sono un esempio di violenza di Stato, e portano a situazioni di pericolo di vita non solo per le donne che vogliono abortire, ma anche per tutte quelle che possono o vogliono rimanere incinte. Queste restrizioni sono in ultima analisi una questione di classe: le donne che lavorano e impoverite sono le più colpite, mentre quelle ricche non hanno problemi ad accedere all’assistenza sanitaria di cui hanno bisogno. 

Dall’Iran agli Stati Uniti lottiamo per la piena autonomia corporea come questione centrale della nostra lotta contro la violenza di genere. Per un accesso pieno e gratuito a ogni tipo di assistenza sanitaria di cui abbiamo bisogno. Le diverse lotte degli operatori sanitari di tutto il mondo per ottenere salari dignitosi e migliori condizioni di lavoro ci mostrano dove risiede il nostro potere: dobbiamo collegare queste lotte alla lotta per l’autonomia corporea e ricordare come siamo riusciti a ottenere vittorie considerevoli.

Perché questa offensiva dei conservatori e dell’estrema destra è solo una faccia della medaglia. L’altra faccia sono le importanti vittorie ottenute dall’Irlanda all’Argentina, dal Messico alla Corea del Sud. ROSA e il Partito Socialista (ASI in Irlanda) hanno svolto un ruolo fondamentale nella conquista del diritto all’aborto in Irlanda e quest’anno hanno preso l’iniziativa di ricordare come questa vittoria è stata ottenuta con una marcia dedicata all decimo anniversario della tragica morte di Savita Halappanavar: attraverso l’organizzazione e la mobilitazione della classe lavoratrice dal basso e l’adozione di un approccio coraggioso, organizzando la distribuzione di pillole abortive su larga scala per mettere lo Stato sotto enorme pressione e per esporre la realtà delle restrizioni all’aborto.

Mobilitazione a Biella contro le violenze di genere (26/11/2022)

Guerra e imperialismo: Violenza allo stato puro

Il 20 ottobre UN Women ha pubblicato un rapporto in cui si afferma che:

“La spesa militare ha raggiunto il massimo storico di 2.100 miliardi nel 2021, a scapito degli investimenti nella sicurezza umana. Allo stesso tempo, e quando ce n’è più bisogno, i finanziamenti per le organizzazioni femminili nei Paesi colpiti da conflitti sono scesi a 150 milioni di dollari nel 2020, rispetto ai 181 milioni del 2019”.

L’invasione criminale del Ucraina da parte della Russia ha raggiunto una nuova escalation a settembre con la “mobilitazione parziale”. Dall’inizio di questa guerra migliaia di civili sono stati uccisi e molti altri sono stati costretti a lasciare le loro case. I soldati ucraini e russi vengono uccisi in una guerra che ha gettato il mondo intero nella paura.

Le guerre sono la forma più pura di violenza del sistema capitalista. La guerra in Ucraina è solo un esempio della pericolosa crescita delle tensioni imperialiste e della militarizzazione. E sono sempre le donne, i più oppressi, la classe lavoratrice e i poveri a pagare un prezzo pesante durante e dopo le guerre. Ma sono anche quelle che resistono: Le donne sono state in prima linea nelle proteste in Russia contro la guerra, nonostante la massiccia repressione del regime di Putin.

La guerra significa violenza brutale, fame e distruzione, oltre a un aumento della violenza di genere. Lo stupro è usato come arma in ogni guerra. Le donne e le ragazze ucraine sono state vittime del traffico di esseri umani, come tutti i rifugiati, su vasta scala. Quando gli uomini tornano dai fronti di guerra, portano con se un tasso di violenza domestica e di femminicidio ancora più alto.

“Chi trae profitto da questa guerra?” – La nostra lotta contro la violenza di genere non può essere separata dalle nostre azioni contro l’imperialismo e la guerra. Fin dal primo momento di questa guerra, ci siamo battute con la campagna ROSA e l’ASI per costruire un movimento contro la guerra con un approccio femminista socialista, fiduciosi nel potere della classe lavoratrice e di tutti gli oppressi di porre fine a questa guerra attraverso la lotta.

Crisi del carovita = crisi del capitalismo. Non pagheremo con le nostre vite, i nostri corpi e la nostra salute!

“Ci sono molti modi di uccidere. Si può infilare a qualcuno un coltello nel ventre, togliergli il pane, non guarirlo da una malattia, ficcarlo in una casa inabitabile, massacrarlo di lavoro, spingerlo al suicidio, farlo andare in guerra, etc. Solo pochi di questi modi sono proibiti nel nostro Stato.” (Bertolt Brecht)

La guerra in Ucraina viene anche utilizzata dalla classe dirigente per spiegare completamente l’enorme crisi del carovita, l’inflazione, la scarsità di cibo, ecc. In realtà, la crisi economica era già iniziata prima della guerra. La crisi energetica è una minaccia enorme per la vita di milioni di persone in tutto il mondo.

In Iran l’inflazione a settembre era al 75%. La popolazione di 44 Stati sta attualmente affrontando livelli “allarmanti” di fame, 828 milioni di persone sono malnutrite, molte delle quali sono bambini. Quest’inverno, la violenza di genere aumenterà di nuovo in modo drammatico, poiché sappiamo come le crisi economiche portino a un aumento della violenza – le temperature gelide nelle case porteranno a pericolose infezioni e problemi di salute – per non parlare del fatto che una nuova ondata di COVID peggiorerà la situazione. Oltre alla povertà e alla fame, la crisi del carovita comporterà anche un inasprimento nelle case e nelle famiglie, con tensioni crescenti, violenza e quindi un aumento dei tassi di femminicidio. Il lavoro di cura non retribuito delle donne, di cui il sistema capitalista ha bisogno e da cui ricava profitto, si espanderà ulteriormente e metterà molteplici pressioni sulle donne, che spesso sono le responsabili della preparazione e dell’acquisto del cibo per la famiglia.

Sappiamo che l’inflazione non è una legge naturale: Contemporaneamente, mentre noi lottiamo per pagare le bollette e dobbiamo temere di rimanere senza casa e alla fame, le compagnie energetiche hanno realizzato profitti record. Exxon da sola ha registrato per il 2022 un profitto di 17,9 miliardi di dollari – Aramco dell’Arabia Saudita ha guadagnato 48,4 miliardi di dollari nello stesso trimestre! Vogliono che siamo noi a pagare per la loro crisi. La stragrande maggioranza delle donne lavora in settori essenziali, quindi la pandemia le ha messe in prima linea. Ora l’inflazione le sta spingendo sul lastrico. Queste sono tutte forme di violenza del sistema capitalista.

Ecco perché la lotta contro la violenza di genere va di pari passo con la lotta contro questo sistema basato sul profitto che produce tutte le molteplici crisi di cui soffriamo. Questo significa che il movimento della classe lavoratrice a livello internazionale, come il movimento sindacale quando intraprende la lotta contro la crisi del carovita, deve mettere al centro le rivendicazioni della lotta contro la violenza di genere, il sessismo e l’oppressione.

Ad esempio, utilizzando le negoziazioni salariali e le mobilitazioni contro la crisi del carovita per ricollegarsi alla lotta per l’autonomia corporea, per i diritti delle donne e della comunità LGBTQIA+.

Costruiamo oggi la risposta femminista socialista

Il movimento rivoluzionario in Iran indica come le donne in prima linea nella lotta, la classe lavoratrice, i poveri e gli oppressi abbiano il potere di rovesciare le dittature e potenzialmente anche il capitalismo. Questo è l’unico modo per porre fine alla spirale di crisi su crisi e alle diverse forme di violenza ad essa collegate.

Questo sistema è colpevole sotto ogni aspetto: per porre fine alla violenza di genere e per far sì che lo slogan “Non una di meno” diventi realtà, dobbiamo lottare per una società completamente diversa. La violenza di genere è espressione di un sistema profondamente violento. È il momento di mobilitarsi e organizzarsi per il 25 novembre e di costruire un movimento femminista socialista nei luoghi di lavoro, nelle scuole, nelle università e nei quartieri:

  • porre fine a ogni forma di violenza di genere, combattere il sessismo, la misoginia, il razzismo, la discriminazione verso la comunità LGBTQIA+, gli abusi, le molestie e l’oppressione ovunque
  • difendere ed espandere i diritti all’aborto e le cure mediche per l’affermazione del genere – accesso completo e gratuito, lottare per un’educazione sessuale laica e pienamente finanziata e per un accesso gratuito e facile alla contraccezione
  • lottare per il finanziamento dei servizi contro la violenza domestica e sessuale, dei rifugi per le donne e per le persone LGBTQIA+ e dei servizi per la salute mentale
  • ottenere salari di sussistenza, alloggi a prezzi accessibili e posti di lavoro dignitosi, per combattere l’aumento massiccio della fame e della povertà e per rendere possibile una vita indipendente
  • lottare per investimenti massicci nella sanità, nell’istruzione e nell’edilizia pubblica, espropriare le società immobiliari a scopo di lucro
  • espropriare le ricchezze dell’élite e dei super ricchi per finanziare queste misure necessarie
  • nazionalizzare le aziende energetiche, l’industria alimentare e altre industrie principali in tutto il mondo mettendole sotto il controllo democratico della classe lavoratrice per porre fine al freddo nelle case e alla crisi energetica, e per combattere la crisi climatica
  • lottare per uno Stato democraticamente governato dalla classe lavoratrice per eliminare le basi dell’oppressione e della discriminazione nelle istituzioni e nel sistema giudiziario
  • lottare per un’alternativa socialista alla barbarie capitalista, per pianificare e controllare democraticamente l’economia, le risorse e la società per i bisogni degli esseri umani e della natura, non per il profitto, per porre fine all’oppressione, alla violenza e allo sfruttamento una volta per tutte