Lotta e solidarietà: la storia rivoluzionaria dell’8 Marzo

8 Marzo 2023, Torino

di Sarita Gracia, Socialist Alternative (ASI in Inghilterra, Galles e Scozia) 

L’8 marzo del 1923 Clara Zetkin, una femminista socialista e co-fondatrice della Giornata Internazionale delle Donne, lanciò un appello alle donne povere e lavoratrici, per esortarle a unirsi agli uomini nella lotta contro un sistema che si era dimostrato capace di causare poco più di guerra e miseria infinita.  

“Un appello a tutte le lavoratrici, a tutte le casalinghe e madri, senza distinzione di credo politico o religioso: ricordatevi che siete tutte compagne di miseria! Unitevi! Diffondete le vostre richieste. Rafforzate la vostra volontà di combattere. . . Affrontate con le vostre richieste la furiosa avidità di profitti e gli attacchi capitalisti”.

100 anni dopo, la classe lavoratrice, le donne povere e giovani e le persone non-binarie sono decisamente in prima linea in questa lotta, e stanno insorgendo contro un sistema che continua a trarre profitto dal loro sfruttamento e oppressione. Dall’insurrezione contro il regime Iraniano alle manifestazioni di massa all’indomani dell’abrogazione di Roe [il decreto della Corte Suprema Americana che proteggeva il diritto all’aborto], centinaia, migliaia e milioni di donne e di persone LGBTQ+ si sono ribellate non solo per i propri diritti, ma anche per la liberazione da un sistema che ha al suo centro proprio la loro sottomissione.

Le radici radicali della giornata internazionale delle donne

Nel 1908, 15.000 lavoratrici dell’industria tessile marciarono nelle strade di New York per protestare contro le loro condizioni di lavoro, e per chiedere una giornata lavorativa di otto ore, un aumento di stipendio, la fine immediata del lavoro minorile e il diritto di voto. L’anno successivo, il Socialist Party of America ha dichiarato la prima “Giornata nazionale delle donne” in riconoscimento della loro lotta. La socialista tedesca Clara Zetkin, ispirata dalle lavoratrici del settore dell’abbigliamento di New York, ha proposto l’adozione di una giornata internazionale delle donne, una proposta che cercava di connettere la lotta universale per i diritti politici e sociali delle donne alla lotta per la fine dello sfruttamento di tutti i lavoratori; e viceversa anche collegare la lotta per porre fine allo sfruttamento dei lavoratori alla lotta per i diritti politici e sociali delle donne. La proposta fu approvata all’unanimità dalle oltre 100 donne presenti al Secondo Congresso delle Donne Lavoratrici, che rappresentavano sindacati, partiti socialisti e circoli di donne lavoratrici di 17 paesi. L’anno successivo, più di un milione di donne parteciparono a marce e incontri per celebrare la prima Giornata Internazionale delle Donne per rivendicare prima di tutto il suffragio universale.

Pietrogrado, 8 Marzo 1917.

Ci sono voluti solo sei anni perché la Giornata internazionale delle donne innescasse una rivoluzione. Quando arrivò l’8 marzo 1917, la società russa fu scossa da un vortice di crisi. Le donne della classe operaia portavano il peso maggiore della scarsità di cibo, dell’inflazione e dell’intensificarsi dello sfruttamento, e molte di loro arrivarono alla conclusione che questi fossero il risultato di una guerra insensata intrapresa per il potere, il profitto e il prestigio e in cui i loro partner e figli erano solo carne da macello. 10.000 donne parteciparono alle marce dei lavoratori in sciopero durante la Giornata Internazionale delle Donne a Pietrogrado nel 1917, chiedendo “Pane e pace“. In poche ore, 100.000 lavoratori e lavoratrici si unirono a loro. Una volta scatenate, le loro richieste echeggiarono forte e non poterono essere messe a tacere. In soli 17 giorni, il regime zarista fu messo in ginocchio, e furono piantati i semi per la rivoluzione russa.

Storia della Giornata Internazionale delle Donne
● 8 marzo 1908: 15.000 persone, principalmente immigrate ebree e lavoratrici del settore tessile, marciano attraverso Lower Manhattan per protestare contro le loro misere condizioni di lavorative. Nel 1909, questo culminò nello storico sciopero di oltre 30.000 lavoratori dell’abbigliamento, che chiesero un aumento di stipendio del 20%, una settimana lavorativa più breve, la retribuzione degli straordinari e migliori condizioni di sicurezza. In risposta ai suoi compagni di sindacato, che misero in guardia contro un’espansione dello sciopero, Clara Lemlich, una delle leader della rivolta, salì sul podio e proclamò “Non ho più pazienza per le chiacchiere. Propongo di fare uno sciopero generale.”
● 1909: Ispirato dalle lavoratrici dell’abbigliamento e immaginando un ruolo più attivo per le donne nel movimento operaio, il Socialist Party of America, guidato dal immigrata, sindacalista e giornalista Theresa Mailkiel, proclama il 23 febbraio 1909 “Giornata nazionale delle donne”.
● 1911: Nel 40° anniversario della Comune di Parigi, si svolge la prima Giornata Internazionale delle Donne con oltre un milione di donne tedesche, polacche, olandesi, svizzere, austriache e danesi che parteciparono a marce e incontri per chiedere il suffragio universale femminile e la fine della discriminazione sul lavoro. La rivoluzionaria Alexandra Kollontai osserverà in seguito che “le riunioni venivano organizzate ovunque: nelle piccole città e persino nei villaggi le sale erano così piene che dovevano chiedere ai lavoratori uomini di lasciare il posto alle donne“.
● 1917: Il 23 febbraio 1917 (marzo secondo il calendario russo), migliaia di donne dilagarono nelle strade di San Pietroburgo in occasione della Giornata Internazionale delle Donne con rivendicazioni semplici ma rivoluzionarie: la fine del razionamento alimentare e della guerra – per il pane e per la pace. Un editoriale del quotidiano bolscevico Pravda proclamò: “Le donne sono state le prime a uscire per le strade di Pietrogrado nella loro Giornata delle Donne. Le donne a Mosca in molti casi determinarono lo stato d’animo dei militari; andarono in caserma e convinsero i soldati a schierarsi dalla parte della Rivoluzione. Lode alle donne!”

Un appello lungo un secolo

Clara Zetkin

Quando Clara Zetkin lanciò il suo appello alle donne lavoratrici in occasione della Giornata Internazionale delle Donne sei anni dopo, nel 1923, descrisse una realtà stranamente familiare per le persone della classe lavoratrice di oggi. Zetkin scrisse “i tratti internazionali caratteristici del nostro tempo sono: il deprezzamento della moneta, i prezzi usurari per i beni necessari, la furto tramite tasse e imposte, la disoccupazione, gli orari di lavoro più lunghi, l’aumento della produzione nonostante condizioni di vita struggenti, la crescente incertezza di guadagni e mezzi di sussistenza. . . E questo – in tutti i paesi dove il capitalismo è ancora padrone incontrollato in casa propria, non solo nell’industria, ma nello Stato, nonostante la “democrazia”, o meglio, proprio con l’aiuto e la benedizione della “democrazia”.” Un secolo dopo e in condizioni notevolmente simili, donne e persone di tutti i sessi stanno rispondendo all’appello di Zetkin e stanno prendendo il loro posto all’avanguardia nella lotta contro lo sfruttamento e l’oppressione in tutte le sue forme.

Miserie presenti

Nel 2022, l’inflazione dei generi alimentari nel Regno Unito ha raggiunto il 16,9%, i prezzi dell’elettricità sono aumentati del 65,4% e i prezzi del gas del 128,9%, con la famiglia media che ora dovrebbe sborsare oltre £3000 all’anno per l’energia. Allo stesso tempo, Shell ha registrato uno dei più grandi profitti nella storia aziendale del Regno Unito, grazie all’aumento dei prezzi dell’energia causato dall’invasione russa dell’Ucraina, con profitti annuali di 40 miliardi di dollari. Secondo PwC, in termini reali, i salari dei lavoratori nel Regno Unito torneranno ai livelli del 2006 nel 2023, con il calo più rapido degli ultimi 20 anni nella seconda metà del 2022.

Come osservava così giustamente Zetkin nel 1923, “non c’è miseria dei giorni nostri che non sia sentita dalle donne con intensità doppia e multipla”. La sua dichiarazione non è meno vera oggi. Sempre nel 2022, il divario retributivo di genere è aumentato, con le industrie dominate dalle donne tra le più colpite dalla diminuzione dei salari reali. Dal 2010, la retribuzione degli infermieri e infermiere dell’NHS è diminuita, in media, dell’8%, mentre gli/le insegnanti delle scuole secondarie hanno subito una riduzione reale dello stipendio di oltre il 13%. Si prevede inoltre che il significativo aumento delle spese domestiche colpirà maggiormente le donne. Secondo la New Economics Foundation, i genitori single, il 90% dei quali sono donne, consumeranno il 56% in più del reddito disponibile rispetto alle famiglie “medie” a causa delle bollette domestiche più elevate.

Nel frattempo la pandemia, unita all’aumento vertiginoso del carovita, ha ulteriormente scatenato una pandemia silenziosa di violenza di genere nel Regno Unito e nel mondo. Nel Regno Unito, il 73% delle donne che hanno subito abusi domestici ha affermato che l’aumento del carovita ha impedito loro di lasciare il proprio partner violento o avrebbe reso più difficile farlo. Gli omicidi di Sarah Everad, Bibaa Henry, Nicole Smallman e Sabina Nessa sono stati solo alcuni dei titoli più importanti dall’inizio della pandemia, in anni in cui nel Regno Unito una donna veniva uccisa da un uomo ogni tre giorni. Mentre la complicità dello Stato in tale violenza è più evidente che mai data la portata della crisi abitativa ed economica e il continuo fallimento nell’arrestare la crescente ondata di violenza misogina, di genere e domestica. La sua colpevolezza è stata noltre evidenziata dalla dichairazione di un agente di polizia in servizio di essere colpevole di 49 capi di imputazione per violenza sessuale, inclusi 24 capi di stupro solo 1 anno dopo che un altro agente attivo si è dichiarato colpevole dell’omicidio di Sarah Everard. Di conseguenza, rimane poca illusione che lo stato sia in grado di offrire alle donne anche la protezione più elementare.

La rivolta globale delle donne

Così come la crisi del capitalismo tocca ogni aspetto della vita delle donne e delle persone non-binarie, lo fa anche la consapevolezza che non ci può essere soluzione nel sistema attuale. Un futuro in cui la misoginia profondamente radicata e la famiglia patriarcale sono eliminati, un futuro in cui un alloggio gratuito e di alta qualità, la salute, l’affermazione di genere e l’assistenza riproduttiva, l’orario di lavoro più breve e l’assistenza all’infanzia sono un dato di fatto, e dove il benessere e la sicurezza delle donne e delle persone LGBTQIA+ è garantita, non sono possibili in un sistema orchestrato per proteggere la ricchezza, il potere e l’influenza di una piccola minoranza. In tutti gli angoli del globo, le donne e le persone non binarie si sono ribellate – non solo contro gli attacchi di destra alla loro autonomia corporea, alle loro condizioni di lavoro e alla loro sicurezza – ma contro il marciume sistemico al centro della loro sofferenza.

Donna, Vita e Libertà

A settembre, il brutale assassinio di una giovane donna da parte della polizia morale ha provocato un movimento immediato ed esplosivo in Iran, con proteste, manifestazioni e scioperi coordinati che si sono protratti per mesi. Con il grido di battaglia di “Donna, vita e libertà“, le donne hanno eroicamente guidato la carica insieme a persone di tutti i generi contro uno dei regimi più repressivi del mondo. Al centro del movimento c’è la comprensione del fatto che fare giustizia non richiede solo che gli assassini siano tenuti a rendere conto delle loro azioni, ma la fine dell’obbligo di portare l’hijab e la sottomissione legale delle donne in Iran, protezioni per la comunità LGBTQIA+, lo scioglimento della polizia morale, la sicurezza del lavoro, maggiori salari e pieni diritti democratici, come il diritto di organizzarsi e la libertà di parola. I giovani e i lavoratori che si uniscono in solidarietà contro la brutalità del femminicidio sistemico sono un’ispirazione e un esempio per tutti i lavoratori e le lavoratrici del tipo di movimento necessario per combattere la violenza di genere, e infatti hanno scatenato proteste di solidarietà in ogni continente.

Teheran, Iran 2022

Autonomia corporea

L’ultimo anno c’è stato un contraccolpo misogino sismico, dall’eco di vasta portata dello sciovinista professionista Andrew Tate, agli attacchi all’autonomia corporea delle donne e delle persone trans. Sebbene il pericolo di queste idee sia reale, la portata di tali attacchi, inclusa la fissazione di destra sulla “guerra culturale”, è anche indicativa della seria minaccia che movimenti come #MeToo, e quelli per i diritti delle persone trans e per la piena autonomia riproduttiva, pongono per il sistema capitalista patriarcale. Allo stesso tempo, le mobilitazioni militanti di massa di donne e persone LGBTQIA+ hanno ottenuto vittorie importanti sul diritto all’aborto dall’Irlanda al Messico alla Corea del Sud, con effetti enormi e duraturi, incoraggiando le donne e le persone di tutti i generi a sfidare il ruolo della chiesa e della misoginia, oltre che beneficiarne nella loro salute riproduttiva e in tutti gli altri aspetti della loro vita. Di fronte a nuovi attacchi, inclusa la spaventosa abrogazione delle protezioni nazionali contro l’aborto negli Stati Uniti, le donne e i giovani LGBTQIA+ hanno risposto rapidamente, con proteste di decine di migliaia in tutti i 50 stati, oltre a manifestazioni e scioperi in dozzine di università e luoghi di lavoro.

Ondate di Scioperi

Nel Regno Unito e nel mondo, il cosiddetto “inverno del malcontento” è culminato in azioni sindacali senza precedenti e di vasta portata. Anche qui le donne sono al centro di lotte strategiche, dagli scioperi senza precedenti delle infermiere, tra cui decine di migliaia di infermiere nel Regno Unito, che in fondo stanno lottando anche per la sopravvivenza del servizio sanitario nazionale, agli/alle insegnanti e lavoratori/lavoratrici universitari/e che combattono contro la privatizzazione e precarizzazione l’istruzione pubblica. Queste lotte storiche hanno il potenziale per avere un effetto catalizzatore, unendo la classe lavoratrice contro l’austerità decennale e la riduzione dei servizi pubblici essenziali.

Giornata Internazionale della Donna 2023

La storia della Giornata internazionale della donna è la storia delle lavoratrici tessili di New York che dichiarano “adesso basta” e delle donne di Pietrogrado del 1917 che rivendicano “Pane e pace”, ma è anche una storia vivente di solidarietà e lotta mentre il popolo Iraniano lotta per “Donna, vita e libertà” e donne e persone trans proclamano “Il mio corpo, la mia scelta!”. La forza di questi movimenti indica l’enorme impatto che le donne hanno avuto nelle lotte contro lo sfruttamento e l’oppressione – potere che, quando esercitato come parte di una lotta unita per tutta la classe lavoratrice, i poveri e gli oppressi, ha il potenziale di trasformare la società e liberare tutte noi.

Corteo studentesco l’8 marzo 2023, a Milano