Cos’è il Trotskismo?

Le idee di Leon Trotsky, e delle correnti di pensiero trotzkiste, sono state molto malignate e distorte nel corso della storia. Ma chi era Leon Trotsky, cos’è il trotskismo e qual è la sua rilevanza per le lotte che affrontiamo oggi?

Basato su un articolo di Paul Hunt, Socialist Alternative (ASI in Inghilterra, Scozia e Galles)

Un murales di Diego Rivera che raffigura Trotsky, con in mano la bandiera della 4a internazionale, insieme a Marx ed Engels.

Chi era Trosky?

Nel 1938, Winston Churchill disse all’ambasciatore sovietico: “Io odio Trosky! Ha fatto bene Stalin ha pareggiare i conti con lui.” Stalin, a sua volta, dinnanzi al plenum del Comitato Centrale del PCUS tuonava: “Il trotskismo si è trasformato in una banda frenetica e senza principi di demolitori, diversivi, spie e assassini”.

In queste due citazioni possiamo vedere l’odio viscerale espresso da queste due figure di spicco del ventesimo secolo nei confronti di Trotsky e delle idee per cui si batteva: il socialismo rivoluzionario, l’internazionalismo e la democrazia operaia. Era odiato e temuto tanto dagli imperialisti quanto dagli stalinisti

La vita di Trosky.

Nato nel 1879, già da giovane giocò un ruolo cruciale nel movimento operai. Questo articolo non vuole solo fare giustizia alla figura di Trotsky, ma restituirla agli eventi monumentali della Rivoluzione Russa guidata dai Bolscevichi, in cui Lenin e Trotsky giocarono un ruolo centrale.

Dopo la vittoria dei lavoratori, delle lavoratrici e degli oppressi, ben 21 eserciti imperialisti provarono a soffocare il neonato Stato operaio. Fu Trosky a creare dal nulla l’Armata Rossa, che, con immensi sacrifici, riuscì a respingere i tentativi di queste forze reazionarie di distruggere la rivoluzione.

La rivoluzione sopravvisse in Russia ma, con le successive sconfitte dei movimenti rivoluzionari in Europa ed in particolare in Germania, essa rimase isolata. In questo contesto si sviluppò un apparato burocratico all’interno del Partito e dello Stato sovietico, capeggiata da Stalin. Nonostante la visione internazionalista della rivoluzione del 1917 e dei leader bolscevichi, gli stalinisti elaborarono la teoria del “socialismo in un solo Paese”, che di fatto rinunciava all’idea della rivoluzione mondiale. Questo non solo era contrario agli obiettivi dei bolscevichi e di Lenin, bensì all’intera visione rivoluzionaria del comunismo come formulata da Marx ed Engel nell’ultima riga Manifesto del Partito Comunista: “Proletari di tutto il mondo unitevi!”

Un fiume di sangue.

I leader dell’opposizione di sinistra a Mosca, 1927 (seduti: Leonid Serebryakov, Karl Radek, Leon Trotsky, Mikhail Boguslavsky e Yevgeni Preobrazhensky; in piedi: Christian Rakovsky, Yakov Drobnis, Alexander Beloborodov e Lev Sosnovsky)

I detrattori della rivoluzione e del socialismo non fanno che strillare “Il comunismo non potrà mai funzionare! Non ha fatto altro che causare morti e miseria!”. Gli piace presentare lo stalinismo come un risultato logico del socialismo e sostengono che qualsiasi movimento rivoluzionario finirà nella burocrazia e nella dittatura, che i semi di questa degenerazione sono da trovarsi nel bolscevismo. Nulla ci può esser di più sbagliato! Lenin stesso infatti propose, fra le ultime sue battaglie, di formare con Trosky un blocco d’opposizione contro le politiche contro-rivoluzionare di Stalin. 

Di fatto, Stalin e la burocrazia dovettero lanciare una guerra civile contro le idee della Rivoluzione d’Ottobre, una guerra contro l’internazionalismo e la democrazia operaia, che andava di pari passo con l’eventuale arretramento delle conquiste sociali della rivoluzione. Dal diritto delle nazioni all’autodeterminazione alle conquiste per i diritti delle donne e delle persone LGBT+, tutti vennero gradualmente erosi dalla burocrazia stalinista.     

In tutto questo Trotsky lottò tenacemente e senza tregua. Prese il consiglio di Lenin e, insieme a molti altri compagni e compagne, formò l’Opposizione di Sinistra per far fronte all’avanzata dello stalinismo. Per ciò fu radiato dal Partito Comunista ed esiliato ad Alma-Ata, per poi essere espulso dall’Unione Sovietica. Insieme a lui, decine di migliaia di oppositori furono perseguitati, molti dei quali furono inviati in Siberia dove furono imprigionati e torturati. Nonostante la violenta repressione statale, mantennero viva la fiamma del marxismo contro le menzogne e le falsificazioni degli stalinisti, producendo il Bollettino dell’Opposizione e distribuendolo clandestinamente.

Trotsky scrisse nel 1937, in uno dei sui testi classici La rivoluzione tradita

“La caduta dell’attuale dittatura burocratica, se non fosse rimpiazzata da una nuovo potere socialista, significherebbe quindi un ritorno ai rapporti capitalistici con un declino catastrofico dell’industria e della cultura”.

Per un lettore odierno questo sembra fin troppo familiare: è difatti proprio ciò che successe in seguito alla caduta dell’Unione Sovietica. L’analisi sviluppata da Trotsky contribuì a spiegare ciò che stava accadendo, e al contempo diede una linea guida ai rivoluzionari sui compiti che la classe lavoratrice dell’Unione Sovietica doveva affrontare. Già dal 1937, mise in guardia contro il pericolo della ristorazione del capitalismo in Russia, che oggi si riflette brutalmente nel regime bonapartista e imperialista di Vladimir Putin e nella profonda crisi sociale vissuta dalla classe lavoratrice in tutto il mondo post-Sovietico. 

La lotta contro il Fascismo.

Gli scritti di Trotsky su come combattere il fascismo negli anni Trenta restano di grande attualità. I partiti comunisti dell’epoca oscillavano tra l’idea del “socialfascismo” (in cui si diceva che i leader dei partiti socialdemocratici di massa fossero peggio dei fascisti) e quella del Fronte Popolare, secondo cui le organizzazioni della classe operaia avrebbero dovuto allearsi con una sezione presumibilmente “progressista” della classe capitalista per fermare il fascismo.

I frutti di queste politiche erronee furono la sconfitta per la rivoluzione spagnola e l’ascesa al potere di Franco e la tragedia in Germania, dove i comunisti e i socialdemocratici contribuirono a spianare la strada a Hitler. Trotsky, in linea con le decisioni prese dal 3° e 4° congresso dell’Internazionale Comunista, aveva invocato un fronte unito delle organizzazioni operaie in Germania per sconfiggere le forze del fascismo, ma questo fu ignorato dai leader del Partito Comunista con risultati terribili. 

La Rivoluzione Permanente.

Uno dei punti cardini del pensiero trotskista è la teoria della rivoluzione permanente. Per quanto riconducibile agli scritti di Marx e Lenin, fu Trosky a svilupparla in modo coerente, contro l’ortodossia della maggior parte dei marxisti all’inizio del XX secolo. Gli eventi della Rivoluzione Russa ne dimostrarono la correttezza, dando prova di quanto egli fosse un pensatore dinamico, originale e di grande attualità.

Trotsky sosteneva che la classe capitalista russa fosse troppo debole e troppo legata al capitale straniero per svolgere il ruolo storico che aveva avuto in paesi come la Francia e la Gran Bretagna, dove aveva potuto liberarsi del feudalesimo e istituire uno Stato nazionale capitalista. Pertanto, spettava alla classe lavoratrice il ruolo motore nella liberazione dalle catene dell’oppressione feudale, e al contempo di portare avanti i compiti della rivoluzione socialista per poter garantire i diritti democratici e nazionali.

La teoria della rivoluzione permanente resta oggi una guida nel mondo neo-coloniale, dove il capitalismo si è dimostrato incapace di garantire i diritti e le libertà democratiche più fondamentali.

Il Trotskismo oggi.

La storia di Trosky termina il 1° agosto 1940 in Messico, dove egli aveva trovato rifugio, con il suo codardo assassinio da parte di un agente inviato dai servizi segreti di Stalin. Ma insieme ai suoi compagni, egli assicurò la continuità del socialismo rivoluzionario e dell’internazionalismo. Il socialista statunitense James P. Cannon ha descritto il trotskismo come “non un nuovo movimento, una nuova dottrina, ma la restaurazione, la rinascita del marxismo genuino”. Ancora oggi migliaia di giovani, lavoratori e lavoratrici continuano imperterriti a portare avanti questo messaggio rivoluzionario. 

L’internazionalismo di Trotsky non era astratto, ma derivava dalla sua comprensione della necessità di sconfiggere il capitalismo su scala globale. Giocò un ruolo chiave nella decisione dei bolscevichi di formare la Terza Internazionale (comunista) nel 1919 e, dopo la degenerazione di quell’organizzazione, si batté per la creazione della Quarta Internazionale nel 1938. La nascente Quarta Internazionale non riuscì a sopravvivere all’impatto della Seconda Guerra Mondiale. Molti dei suoi membri di spicco furono uccisi e non aveva l’esperienza politica necessaria per resistere alla complicata situazione che seguì la guerra, portandone alla degenerazione.

Alternativa Socialista Internazionale.

ASI traccia le sue radici nella rivoluzione bolscevica, nella lotta di Trotsky contro lo stalinismo e nella necessità di un cambiamento socialista internazionale. I nostri precursori hanno iniziato il processo di ricostruzione di un partito mondiale della rivoluzione socialista, che oggi portiamo avanti in oltre 30 Paesi perché la crisi globale del capitalismo e la natura del sistema lo rendono necessario. Stiamo costruendo ASI in una forza che può cambiare in modo decisivo il corso della storia e per questo le idee del trotskismo saranno fondamentali. Invitiamo tutti i nostri lettori a unirsi a noi. Insieme possiamo costruire un movimento unito della classe lavoratrice, in tutta la sua diversità di genere, origine ed età, per sfidare il sistema capitalista su cui si fondano le oppressioni, lo sfruttamento e la distruzione del nostro ambiente.

Per saperne di più partecipa al nostro incontro internazionale sull’attualità delle idee rivoluzionarie di Karl Marx, il 26 Luglio:

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