Stop al bagno di sangue a Gaza – Solidarietà contro la caccia alle streghe nazionalista nei campus Israeliani!

Le occupazzioni studentesche degli ultimi giorni in sostegno al popolo palestinese, che hanno coinvolto l’università di Roma, Napoli e Padova e vari licei del Paese, aprono uno spazio di riflessione importante su come i giovani possano organizzarsi per esprimere la loro solidarietà e la loro opposizione alla crisi che sta mettendo il medio oriente a ferro e fuoco. In questo contesto, riteniamo opportuno pubblicare qui il rapporto della nostra sezione in Israele e Palestina, il Movimento di Lotta Socialista, sulla repressione crescente nell’ambito accademico a cui stanno venendo sottoposti gli studenti e i membri del personale, palestinesi e non, che esprimono dissenso contro la campagna omicida del governo Israeliano. Dalla data originale di pubblicazione (22 ottobre) la repressione, che lunge dall’essere circoscritta al mondo accademico, ha continuato ad intensificarsi e agli esempi qui riportati se ne sono aggiunti molti altri. Ciononostante, questo articolo può fornire un’ispirazione per formulare delle rivendicazioni concrete verso le istituzioni accademiche italiane ed internazionali, perché queste mettano pressione sulle loro controparti Israeliane per mettere fine alla caccia alle streghe nei loro campus. La difesa del dissenso contro la guerra e l’occupazione in Israele e Palestina può essere un passo importante alla costruzione di un movimento combattivo che sia in grado di superare il divario nazionale e lottare per la liberazione di tutt* dal giogo del capitalismo israeliano e internazionale. Scopri come sostenere i socialisti rivoluzionari che lottano sul campo in fondo all’articolo o leggi l’appello completo su questo link.

Attivisti anti-guerra manifestano vicino al Ministero della Difesa israeliano, Tel Aviv (11/11/2023, AHMAD GHARABLI AFP)

Durante l’assedio di Gaza, le istituzioni accademiche e le organizzazioni studentesche stanno perpetrando una pericolosa caccia alle streghe contro gli studenti palestinesi e coloro che si oppongono alla guerra. I membri del Movimento di Lotta Socialista (MLS – ASI in Israele-Palestina) hanno avviato, insieme all’organizzazione Academia for Equality, una lettera di protesta contro la persecuzione a nome degli studenti e del personale docente, rivendicando una lotta organizzata contro di essa e per la fine della guerra.

La crisi bellica – dall’orribile massacro nel sud del Paese, ai bombardamenti a Gaza e alla minaccia di un’escalation militare generale nella regione – ha provocato shock, dolore e paura e ha aggravato le divisione nazionali all’interno dei territori definiti nel 1948. Questo é chiaramente illustrato sui social, dove traboccano le espressioni di odio nazionalista.

In questo contesto, le direzioni delle istituzioni accademiche, così come i dirigenti di vari sindacati studenteschi, stanno giocando un ruolo distruttivo, promuovendo una caccia alle streghe di sfondo nazionalista. Partendo da un sosegno politico alle operazioni militari condotte dal governo, stanno cinicamente e demagogicamente giustificando la persecuzione aggressiva sulla base della nazionalità o dell’opposizione alla guerra e all’oppressione nazionale, presentandola come “lotta al terrorismo”.

Finora, centinaia di studenti e docenti sono stati inseriti in liste di carattere maccartista che chiedono – in primo luogo alla comunità arabo-palestinese – di evitare qualsiasi critica alla realtà dell’oppressione nazionale e alla vendetta sanguinosa fomentata dal governo, una offensiva che ha già ucciso un numero record di persone nella Striscia di Gaza, tra cui centinaia di bambini e neonati. Gli organizzatori della caccia alle streghe stanno lavorando – sulla base della loro agenda politica – per fomentare un “divide et impera” nazionale e, in fin dei conti, perpetuare le cause di fondo della guerra.

Già il secondo giorno della guerra e dello scioccante massacro nel sud di Israele, il rettore dell’Università di Haifa, Gur Alroey – che in precedenza aveva annunciato il suo rifiuto politico di prestare servizio come riservista per protestare contro un “governo che sta facendo di Israele un Paese antidemocratico” – ha inviato una lettera a quattro studenti palestinesi, e successivamente ad altri due, in cui li informava della loro immediata sospensione senza udienza e del loro sfratto dai dormitori dell’università. Questo a seguito della conclusione che essi “hanno pubblicato post che esprimevano un chiaro sostegno al terrorismo di Hamas e all’uccisione di innocenti”.

In risposta, 25 docenti hanno attaccato questa decisione, definendola arbitraria e priva di autorità, e si sono chiesti: “quale processo di accertamento dei fatti siete riusciti ad applicare nel breve tempo prima di prendere una decisione aggressiva di sospendere e sfrattare, quando, per nostra conoscenza, agli studenti sospesi non è stato nemmeno concesso il diritto di raccontare la loro versione dei fatti”.

L’azione del Rettore ha gettato benzina al fuoco e ha incoraggiato le iniziative degli studenti nazionalisti estremisti in diversi campus, che hanno stilato liste di studenti che, secondo loro, “sostenevano il nemico” sui social media. Hanno persino esercitato pressioni sui sindacati studenteschi e sulla direzione delle istituzioni accademiche per dirigere formalmente la campagna politica di caccia alle streghe. Gli amministratori delle università hanno accolto la richiesta e hanno pubblicato lettere che invitavano gli studenti a monitorare l’attività sui social media dei loro compagni e a segnalare qualsiasi espressione di “sostegno al nemico”.

I leader del sindacato studentesco sostengono la persecuzione

La leadership del sindacato studentesco nazionale, guidata dall’attivista di destra Elhanan Fellheimer, che ha lavorato contro il movimento di protesta democratico e ha abbandonato gli studenti al culmine di una grave crisi economica, sta giocando un ruolo attivo ma cinico in questa campagna di persecuzione politica.

Un post, pubblicato dal sindacato con l’obiettivo di incoraggiare la persecuzione e condiviso migliaia di volte, riportava cinque esempi di post sui social media che la destra considera “sostegno al terrorismo”. Nessuno di questi esprimeva un sostegno concreto a un attacco terroristico, o dava supporto alla violenza contro i civili – anzi, alcuni dei post includevano un’obiezione ai danni causati ai bambini e ad altri civili innocenti, con un post apparentemente contrassegnato solo perché mostrava una bandiera palestinese.

Il sindacato studentesco dell’Università di Haifa lo ha ammesso pubblicamente: “l’asticella è più bassa che mai e condanniamo qualsiasi comportamento che possa essere interpretato come un inneggiamento alla nazione palestinese e un sostegno al terrorismo. La libertà di espressione, a nostro avviso, è ridotta al lumicino in questo periodo!”. In altre parole, la destra cerca qualsiasi pretesto per attaccare chi dissente, con l’obiettivo di mettere a tacere qualsiasi critica alla guerra e persino di soffocare qualsiasi empatia con le sofferenze delle masse assediate a Gaza che stanno venendo bombardate dallo Stato israeliano.

È particolarmente grave che i sindacati studenteschi locali e nazionali – che dovrebbero rappresentare gli studenti e tutelare i loro diritti – prendano parte attiva nel condurre questa campagna di persecuzione politica e incoraggiano gli studenti a denunciare i loro compagni. Vittime principali di questa caccia alle streghe sono gli studenti palestinesi, con gli attivisti della destra israeliana che promuovono l’idea di sottoporre gli studenti palestinesi a test di “lealtà” per le azioni del governo: se non sostengono attivamente la guerra a Gaza, vengono classificati come “sostenitori del terrorismo”.

Incitamento razzista

Nel frattempo, alcuni studenti israeliani hanno chiamato a “spianare Gaza”, la casa di oltre 2 milioni di persone. Si tratta essenzialmente di un appello ad azioni terroristiche di Stato, tra cui punizioni collettive e uccisioni di massa, ma nessuna istituzione accademica o sindacato studentesco ha preso provvedimenti contro queste voci che incitano all’odio online.

All’Università Ben-Gurion, la direzione sta attivamente rinunciando a qualsiasi responsabilità nell’affrontare l’incitamento razzista sui gruppi Facebook dell’università – come ha rivelato l’attivista politica di “Hadash/al-Jabha” e candidata comunale ad Arraba, Wattan Madi. Questa ha subito minacce di attivisti di destra che l’hanno accusata di essere una sostenitrice del terrorismo, in risposta a un post da lei pubblicato durante un’assemblea elettorale di Hadash, prima della guerra. L’anno scorso, Madi è stata presa di mira e costretta a subire una procedura disciplinare a causa delle pressioni dell’estrema destra, solo perché ha letto una poesia del rispettato poeta palestinese Mahmoud Darwish durante una commemorazione della Nakba.

Così, questa caccia alle streghe segue anni di persecuzione politica contro gli studenti palestinesi. Il caso di Madi è solo un esempio di aggressioni e incitamenti contro le cerimonie commemorative della Nakba nelle istituzioni accademiche. Anche le attività di routine sul campus sono state attaccate: nell’anno accademico precedente, una fiera del libro arabo è stata cancellata dalla direzione dell’Università di Tel Aviv.

Per anni, le istituzioni accademiche hanno permesso a elementi razzisti e di estrema destra di entrare nei campus ed agire impunemente. Questo sta dando agli attivisti di destra la spinta per condurre una campagna di persecuzione politica di vasta portata, il cui obiettivo è quello di fomentare il panico e la paura e creare un’atmosfera di sorveglianza e di silenzio. La politica di sospensione senza inchiesta implica una presunzione di colpevolezza fino a prova contraria, il che incoraggia gli attivisti di destra a segnalare vecchi post e persino post falsi per creare dal nulla “prove” per la loro denuncia.

Le direzioni accademiche si comportano in modo ipocrita e razzista. È anche chiaro che la caccia alle streghe non si ferma agli studenti. Ad esempio, la Gioventù del Likud di Haifa ha diffamato e pubblicato i nomi dei membri del personale che hanno criticato il Rettore, chiedendone il licenziamento. Il fenomeno non si ferma al mondo accademico: il ministro israeliano delle Comunicazioni, Shlomo Karhi, ha annunciato che sta promuovendo alcune norme di emergenza che gli permetteranno di imprigionare i civili i cui post “danneggiano la morale nazionale”, e ha promosso la messa al bando di Al Jazeera.

Organizzarsi contro il “divide et impera” e per la fine del conflitto

La persecuzione politica nei campus non farà altro che aggravare gli episodi di razzismo e discriminazione, aumentando la mancanza di sicurezza personale degli studenti, costretti a studiare sotto uno sguardo maccartista, e indebolendo la libertà di espressione necessaria all’attività accademica. Persino l'”Alleanza degli accademici per la democrazia in Israele”, un’organizzazione del movimento di protesta democratico israeliano che ha subito una brusca virata a destra di fronte a questi sviluppi, ha riconosciuto questa situazione e ha pubblicato una dichiarazione contro il monitoraggio dei social media e la sorveglianza degli studenti. Sullo sfondo degli orrori della guerra, è particolarmente importante che gli studenti e il personale prendano una posizione chiara contro il razzismo e la caccia alle streghe, oltre a ribadire che hanno il diritto di criticare il governo, insieme al diritto di opporsi alla guerra.

Come primo passo, i membri del MLS nel campus hanno avviato una lettera di protesta contro le azioni repressive della politica, firmata da centinaia di persone e inviata lunedì (16.10) al Consiglio per l’istruzione superiore in Israele. Questo è stato fatto in collaborazione con Academia for Equality, un’organizzazione che rappresenta circa 800 membri del personale e che, insieme al Centro legale Adalah, ha anche istituito una linea di assistenza per gli studenti che sono stati perseguitati politicamente o discriminati.

Solo poche ore dopo la diffusione della lettera, abbiamo ricevuto una risposta dal capo del sindacato nazionale degli studenti, che è membro del Consiglio per l’istruzione superiore. Fellheimer, che sceglie costantemente di investire i fondi del sindacato per mettere a tacere le posizioni antigovernative, nella sua lettera ha cinicamente usato la memoria delle vittime dell’orribile massacro nel sud di Israele per evitare di rispondere agli argomenti che confutano gli esempi di “sostegno al terrorismo” che il sindacato ha pubblicato.

Nella sua risposta, ha affermato che la libertà di espressione “non può trasformarsi in libertà di apologia” e, naturalmente, non ha menzionato l’incitamento razzista e nazionalista pubblicato sui social media da ebrei-israeliani, compresi i commenti postati in risposta all’annuncio del sindacato sui social media.

Inoltre, si è impegnato a promuovere il divieto di esporre e utilizzare sui social la bandiera palestinese. Questo divieto è stato contrastato con veemenza dalle direzioni delle istituzioni accademiche durante il movimento di massa contro la riforma giudiziaria, in quanto è stato visto come un “tentativo di trasformare le direzioni delle università in agenti di polizia, giudici e persino boia per trasgressioni che non hanno nulla a che fare con il mondo accademico”.

Per opporsi a tutto ciò, è fondamentale che gli studenti, il personale docente e di ricerca e i lavoratori del campus si organizzino contro la persecuzione politica e la guerra. Per resistere dobbiamo organizzare riunioni per discutere concretamente i prossimi passi della lotta, compresa l’applicazione di una pressione concentrata sui sindacati per chiedere la fine della persecuzione e un appello ai sindacati del personale accademico affinché proteggano i loro membri e gli altri lavoratori e studenti, specificamente contro la censura politica nazionalista.

Di fronte alla persecuzione, all’estrema destra e allo sfruttamento degli orrori della guerra per promuovere un’agenda politica repressiva, coloro che si oppongono alla guerra e alla caccia alle streghe devono organizzarsi e far valere la loro voce. 

Il Movimento di Lotta Socialista, nostra organizzazzione sorella in Israele e Palestina, ha bisogno del vostro sostegno oggi più che mai! I nostri membri sono impegnati nella costruzione di un movimento combattivo contro i massacri e gli spargimenti di sangue a Gaza e contro l’occupazione e l’assedio che hanno portato a queste carneficine. Tutte le donazioni contribuiranno all’organizzazione di picchetti, manifestazioni e marce in entrambe le comunità nazionali contro il regime di estrema destra di Netanyahu e la sua campagna omicida.

Puoi donare via codice QR o con un bonifico su:

Workers Solidarity Fund

KBC Bank

IBAN: BE69 7340 2793 3278

BIC: KREDBEBB

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