I diritti delle donne e delle minoranze di genere sono sotto attacco in Italia e nel mondo. C’è un sentimento di rabbia e di paura che cresce nelle nostre case, nelle nostre strade e nelle nostre scuole. I femminicidi continuano a dilagare così come gli abusi fisici e le violenze psicologiche, che restano ancora fin troppo nell’ombra. Sempre più allarmante il numero crescente di crimini dell’odio commessi in nome di pregiudizi di genere, razziali, religiosi e politici. La risposta delle istituzione, anche quando confrontate a tragedie come l’uccissione di Giulia Cecchettin o gli stupri di Palermo e di Caivano, o é assente o si limita a offrire misure penali e repressive. Invece di investire in quei servizi pubblici necessari a mitigare questa crisi, come la sanità, l’educazione e i centri antiviolenza, il governo Meloni continua a promuovere tagli e politiche antisociali ai danni dell’intera classe lavoratrice. Ma è sulle spalle delle sezioni più oppresse e marginalizzate della nostra classe, in primis le donne e le persone LGBTQIA+, che si risente maggiormente il peso di queste politiche. La crisi del carovita e l’accentuato rischio di cadere in povertà, costringe sempre più persone ad accettare una condizione di precarietà e dipendenza economica nell’ambito domestico e lavorativo, nutrendo un terreno già fertile al sorgere di violenze.
Contro il backlash reazionario delle destre
La classe dirigente italiana, rafforzarta dalla retorica sessista, razzista e LGBTQIA+fobica dell’estrema destra, si é imbarcata in una campagna di vilificazione e colpevolizzazzione delle vittime di abuso. Attraverso i media e i discorsi di alcune delle più alte cariche dello stato, dell’esercito e delle corti si riafferma una cultura della stupro insidiosa e perversa, volta a giustificare l’impunità per gli aggressori e l’insicurezza crescente a cui sono confrontate le donne e le persone LGBTQIA+ nella società. Questo fa parte di una controffensiva reazionaria condotta su scala mondiale contro le conquiste ottenute da decenni di lotte femministe, come illustrato dai molteplici tentativi di limitare l’accesso ai diritti riproduttivi e all’autonomia corporea. Dietro la facciata della difesa della famiglia e dei valori tradizionali si nasconde un mondo politico diviso e corrotto, incapace di adottare soluzioni concrete alle molteplici crisi del capitalismo. I fondi per finanziare l’aumento dei salari, la sicurezza sociale, i servizi pubblici e la transizione verde ci sono, ma dobbiamo liberarli dai conti dei capitalisti, degli speculatori e dei guerrafondai italiani e internazionali.
Per un 25 Novembre di lotta!
L’Alternativa Socialista Internazionale e la campagna femminista socialista internazionale ROSA (Resistenza contro l’Oppressione, il Sessismo e l’Austerità) segnano la data del 25 novembre con mobilitazioni ed eventi dedicati alla lotta contro le violenze fisiche, psicologiche e sociali subite quotidianamente dalle donne e dalle minoranze di genere. Con i nostri sforzi vogliamo contribuire alla costruzione di un movimento di massa inclusivo e democratico capace di sradicare l’oppressione di genere e proporre un’alternativa al sistema di violenza e sfruttamento che domina le nostre vite. Sosteniamo l’appello alla mobilitazione lanciato da Non Una Di Meno e chiamiamo a partecipare alle manifestazioni nazionali a Roma e Messina e, in alternativa, a organizzare azioni locali in solidarietà. Per costruire il rapporto di forza necessario a ottenere delle vittorie, dobbiamo organizzare sezioni sempre più ampie della classe lavoratrice nella lotta contro l’oppressione, la violenza e lo sfruttamento capitalista. Per questo abbiamo bisogno di un programma capace di riunire le nostre lotte e sviluppare una prospettiva rivoluzionaria per la liberazione di tutt*.
Venite a discuterne con noi il 25 novembre alle 21.00 su zoom!
Leggi di più sulla nostra analisi e il nostro programma: Contro il sessismo e la violenza di genere! Per un femminismo inclusivo, anti-capitalista e socialista rivoluzionario. – Lotta per il socialismo